Il Pomeriggio del Fauno~Stephane Mallarmé
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Il Pomeriggio di un Fauno
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da Stephane Mallarmecolor=”black”>
Traduzione dal francese Roger Frycolor=”black”>
Dipinti da Rebecca A. Barringtoncolor=”black”>
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Queste ninfe vorrei perpetuare.
Così chiaro
Il loro garofano leggero, che galleggia nell’aria
Pesante con sonnellini trapuntati.
È stato un sogno che ho amato?
Il mio dubbio, un mucchio di notte antica, sta finendo
In molti un ramo sottile, che, lasciato il vero
Legno stesso, dimostra, ahimè! che tutto solo ho dato
Me stesso per il trionfo il peccato ideale delle rose.
Fammi riflettere
. . .se le ragazze di cui dici
Immaginano un desiderio dei tuoi favolosi sensi!
Fauno, l’illusione sfugge agli occhi azzurri
E fredda, come una primavera in lacrime, di quella chaster:
Ma, l’altro, tutto sospira, dici che contrasta
Come una brezza di giornata calda nel tuo vello!
Ma no! attraverso l’ancora, stanco debolezza
il Soffocamento con il calore e il fresco mattino, se si sforza,
acqua Non mormora, ma ciò che il mio flauto versa
Sull’accordo cosparso spelonca; e il sole il vento
Prompt dei comandi per espirare dal mio due tubi, prima di
Si diffonde il suono in una doccia senza acqua,
È, all’orizzonte è senza pieghe spazio,
Il visibile serena artificiale respiro
Di ispirazione, che riprende il cielo.
Oh si, Siciliano rive di un placido palude
Che più di suns mia vanità havocs,
Silenzioso sotto i fiori di scintille, si RIFERISCONO
“Che qui c’è il taglio della cava canne domato
Con il talento, quando in oro opaco del lontano
Verdures dedicando loro vite per le molle,
Ci sono onde di un animale candore a riposo:
E che il preludio in cui i tubi primo mescolare
Questo volo di cigni, no! Naiade, vola
O si tuffa . . .”
Inerte, tutto brucia nell’ora feroce
Né segna da quale arte tutto in una volta imbullonato
Troppo imene desiderato da chi cerca l’Ia:
Allora mi sveglierò al fervore primitivo,
Dritto e solo, ‘neath antiche inondazioni di luce,
Gigli e uno di voi tutti attraverso la mia ingenuità.
Oltre a questo dolce nulla le loro labbra fanno le fusa,
Il bacio, che un silenzio assicura ai perfidi,
Il mio seno, pur senza prove, attesta ancora un morso
Misterioso, dovuto a qualche dente di agosto;
Ma basta! per confidente tale mistero scelto
La grande a doppia canna a cui si gioca sotto blu:
Che, la guancia problemi di tornitura a se stesso
i Sogni, in un solo tempo, ci si potrebbe divertire
Dintorni confusioni false
Tra di loro e i nostri ingenui canzone;
E a rendere, alta come l’amore modula,
Muore il sogno di tutti i giorni di un back
O un puro fianco seguita da mia tenda occhi,
Un vuoto, sonoro, monotono linea.
Prova allora, strumento di voli, oh malign
Syrinx, a rifluire dai laghi dove mi aspetti!
io, orgoglioso della mia voce, per lungo parlerò
Di dee; e da picturings idolatra,
Da loro sfumature allentare ancora di più la loro guaine:
Così, quando di uva la chiarezza ho succhiato,
Per scacciare il rammarico da parte mia ruse sconfessato
a Ridere, io ascensore vuoto mazzo al cielo,
Soffiare dentro la sua luminosa pelli e assetato
Per essere bevuto, fino a sera io continuo a guardare attraverso.
Oh ninfe, abbiamo diversi RICORDI ricarica.
“Il mio occhio, penetrando le canne, sparò ad ogni Collo immortale
, che affogò il suo bruciore nell’onda
Con un grido di rabbia verso il cielo della foresta;
E lo splendido bagno dei loro capelli scompare
Nel luccichio e nel brivido, oh diamanti!
Corro, quando, lì ai miei piedi, enlaced. Lie (ferito dal languore che hanno il gusto di essere due)
Ragazze che dormono tra le loro braccia casuali; li colgo, e non li districo, volare
A questo boschetto, odiato dalla frivola ombra,
Di rose che asciugano il loro profumo al sole
Dove la nostra gioia può essere come il giorno consumato dal sole.”
Lo adoro, la rabbia delle vergini, la selvaggia
Gioia del sacro peso nudo che scivola
Per sfuggire alle mie labbra calde bevendo, come un fulmine
Lampeggia! il terrore segreto della carne:
Dai piedi del crudele al cuore dei timidi
Che insieme perdono un’innocenza, umida
Con lacrime selvagge o vapori meno dolorosi.
“il Mio crimine è che io, gay a conquistare il perfido
le Paure, scapigliata groviglio diviso
Di baci, gli dèi tenute così confusi;
Per prima ho potuto soffocare la mia fiery risate
Nella felice recessi di un (mentre io continuavo
Con un solo dito, che la sua soffice candore
Dovrebbe essere tinto con sua sorella di accendere il desiderio,
Il più giovane, ingenuo e senza un blush)
Quando dalle mie braccia, annullata dal vago in mancanza,
Questo peccato, il singhiozzo, che m’era ancora ubriaco.”
Ah, beh, verso la felicità e gli altri mi porterà
Con le loro trecce annodate le corna della mia fronte:
sai, la mia passione, che viola e appena maturi,
Il melograno di scoppio e mormorare con le api;
E il nostro sangue, arde per lei che lo prenda,
Flussi per tutte le eterne sciame di desiderio.
Nell’ora in cui questo legno si tinge d’oro e di cenere
Una festa si illumina nella foglia spenta:
Etna! ‘tis in mezzo a te, visitato da Venere
Sui tuoi campi di lava mettendo i suoi piedi candidi,
Quando una triste quiete tuona in cui la fiamma muore.
Tengo la regina!
O pena sicuro . . .
No, ma l’anima
Vuoto di parola e il mio corpo appesantito
Soccombere alla fine al silenzio orgoglioso di mezzogiorno:
Non più, devo dormire, dimenticando l’indignazione,
Sulla sabbia assetata che giace, e mentre mi diletto
Aprire la bocca alla potente stella del vino!
Addio, entrambi! Vedrò l’ombra che sei diventato.
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