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Cosimo I

Cosimo I, in pieno Cosimo de ‘ Medici, di nome Cosimo il Grande, italiano Cosimo il Grande, (nato il 12 giugno 1519—morto il 21 aprile 1574, Castello, vicino a Firenze), secondo duca di Firenze (1537-74) e primo granduca di Toscana (1569-74).

Cosimo era il pronipote di Lorenzo il Vecchio, figlio di Giovanni di Bicci e fratello di Cosimo il Vecchio, ed era quindi un membro di un ramo della famiglia Medici che aveva preso parte attiva negli affari Medici, ma non aveva svolto alcun ruolo politico. Tuttavia, quando seppe dell’assassinio del suo lontano cugino, Alessandro, duca di Firenze, partì immediatamente per Firenze. Lì, nel gennaio del 1537, Cosimo fu eletto capo della repubblica, nel cui governo doveva essere assistito dal senato, dall’assemblea e dal consiglio. Questa elezione fu approvata dal Sacro Romano imperatore, Carlo V, e il 2 agosto il generale dell’imperatore Alessandro Vitelli, a Montemurlo, sconfisse un esercito che una banda di esuli aveva sollevato contro Cosimo. Cosimo fece quindi decapitare i principali prigionieri e iniziò, con l’approvazione di Carlo V (settembre 1537), a definirsi duca. Il senato, l’assemblea e il consiglio fiorentini furono presto impotenti.

Cosimo sposò Eleonora di Toledo nel 1539. Come protetto dell’imperatore, fu in grado di resistere all’ostilità di papa Paolo III e Francesco I di Francia. Era scaltro e senza scrupoli e, con Firenze sotto il suo controllo, rivolse la sua ambizione all’esaltazione territoriale. I suoi piani per l’annessione di Lucca e Piombino nel 1540 furono frustrati, ma la sua impresa contro la repubblica di Siena, che riparava gli esuli da Firenze e perseguiva una politica filo-francese, ebbe successo. Cosimo lanciò un attacco a Siena nel 1554; un esercito francese al comando di Piero Strozzi fu sconfitto a Scannagallo, vicino a Marciano; e nel 1555, dopo un lungo assedio, la città capitolò. Filippo II di Spagna, come successore di Carlo V in Italia, dovette accettare di infeudare Cosimo con la signoria di Siena nel luglio 1557. L’adesione di Pio IV al papato nel 1559 rafforzò ulteriormente Cosimo, poiché Pio era un Medico di Milano ed era ben disposto verso i Medici fiorentini. Donò il cappello cardinalizio al figlio di Cosimo Giovanni nel 1560 e, dopo la morte di Giovanni, l’uno all’altro figlio Ferdinando nel 1563.

Avendo portato quasi tutta la Toscana sotto il suo controllo, Cosimo usò il suo potere dispotico per promuovere il benessere del paese. La sua passione per l’efficienza lo ispirò con l’idea, estremamente avanzata per i tempi, di unire tutti i servizi pubblici in un unico edificio, gli Uffizi, che fu costruito per lui secondo il disegno grandioso ma pratico di Giorgio Vasari. Per soddisfare il suo gusto o, meglio, la sua passione medicea per gli edifici, fece del Vasari il suo sovrintendente agli edifici e gli fece ridecorare l’interno di Palazzo Vecchio. Adottò poi come residenza il Palazzo Pitti, che Eleonora aveva acquistato incompiuto nel 1549. Qui affidò la vasta opera di ampliamento all’architetto e scultore Bartolomeo Ammannati. Nel 1564 Cosimo e Vasari costruirono coraggiosamente la galleria che permette un comodo passaggio da un palazzo all’altro utilizzando il Ponte Vecchio. Dietro Palazzo Pitti, le vaste distese della collina di Boboli permisero a Cosimo di assecondare un’altra delle sue passioni ereditarie nel progettare, con l’aiuto di Tribolo, la pianta dei famosi giardini.

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Eppure, nel suo mecenatismo delle arti, Cosimo era sempre più frustrato, perché il grande periodo dell’officina, la bottega dei capolavori fiorentini, stava volgendo al termine. Michelangelo non poteva più essere indotto a rimanere su. Nel 1534 partì per Roma, lasciando incompiute le tombe della Sagrestia Nuova e la Biblioteca Laurenziana. Ma Cosimo fece riportare il corpo dell’artista nel 1564 e lo seppellì lui stesso con grande pompa a Santa Croce. Riuscì invece a trattenere Jacopo Pontormo e Bronzino, i ritrattisti ufficiali di corte, e Ammannati, anch’egli ingegnere, che aveva ricostruito il ponte di Santa Trinità dopo la disastrosa alluvione del 1557. Cosimo, archeologo per temperamento, fu un vero precursore in questo campo. Ha aperto scavi su siti etruschi da cui sono stati prelevati pezzi di statuaria antica di fama mondiale come l ‘ “Oratore” e la “Chimera”. Infine, fondò l’Accademia fiorentina, che si impegnò in seri studi linguistici.

Cosimo fu profondamente afflitto quando sua moglie, due delle sue figlie e due dei suoi figli morirono tutti nel giro di sei anni (1557-62); i suoi nemici sfruttarono queste disgrazie per diffondere calunnie contro la dinastia. Il 1º marzo 1564, lasciò il governo effettivo dei suoi domini al figlio maggiore, Francesco, pur mantenendo il suo titolo ducale e alcune prerogative; e nel dicembre 1565 Francesco si sposò con l’arciduchessa austriaca Giovanna (Giovanna), una conquista diplomatica celebrata con grande festa.

Finalmente il mese di agosto. 27, 1569, Papa Pio V ha conferito il titolo di granduca (granduca) di Toscana a Cosimo. Questo titolo, tuttavia, non fu riconosciuto dalle potenze asburgiche o dagli altri ducati italiani. Per gratificare Pio, Cosimo nel 1570 sposò Camilla Martelli, che era stata a lungo la sua amante.